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La sottosegretaria al Lavoro annuncia correzioni alla norma che limita la platea dei beneficiari del sostegno introdotto per far fronte alla perdita di reddito dovuta alle misure di contenimento del contagio da Covid-19. Al tempo stesso, ha aggiunto, verrà chiarito che «anche i neo-iscritti hanno diritto» al sussidio.
Al tempo stesso, ha riferito, verrà chiarito «giuridicamente» che «anche i neo-iscritti alle Casse private hanno diritto» ai 600 euro, sebbene la norma abbia fissato come criterio per l'accesso aver dichiarato meno di 35.000 euro nell'anno d'imposta 2018.
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L'indennità potrà essere riconosciuta anche in favore di quei lavoratori autonomi e professionisti che, in quanto iscritti agli enti previdenziali di appartenenza durante il 2019 o nei primi mesi del 2020, non possano vantare per l'anno di imposta 2018 un reddito derivante dall'esercizio della professione.
Nel dettaglio, si legge sul sito del ministero, «l'indennità potrà essere riconosciuta anche in favore di quei lavoratori autonomi e professionisti che, in quanto iscritti agli enti previdenziali di appartenenza durante l'anno 2019 o nei primi mesi del 2020, non possano vantare per l'anno di imposta 2018 un reddito derivante dall'esercizio della professione; ciò a condizione che gli stessi abbiano percepito, in quello stesso anno, un reddito complessivo non superiore a 35.000 euro, ovvero compreso tra i 35.000 e i 50.000 euro (in presenza, chiaramente, degli altri requisiti prescritti dalla legge)».
PER APPROFONDIRE
Le Faq del ministero del Lavoro e delle politiche sociali sono disponibili a questo link. Le risposte fornite dagli uffici della Fnsi alle domande più frequenti sulle novità introdotte con le norme in materia di contrasto all'epidemia da coronavirus sono pubblicate qui.
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Alberto Oliveti, presidente dell'associazione che raccoglie gli enti di previdenza privati e privatizzati, lancia l'allarme: «Dal governo paletti irragionevoli». Sull'operatività delle Casse pesano anche le tasse sui sostegni stanziati in aggiunta all'intervento statale e le incertezze sull'arrivo dei fondi.
«La norma genera ulteriori disagi e diseguaglianze. Mentre a un figlio sostenuto dai genitori vengono dati 600 euro, a un orfano o una vedova vengono invece negati per il semplice fatto di percepire una pensione indiretta o di reversibilità di poche centinaia di euro. Analogamente chi riesce a vivere della propria professione è tutelato, mentre chi per arrivare a fine mese è costretto a fare due lavori, con due posizioni previdenziali diverse, non può ricevere i 600 euro», dice il presidente dell'Adepp, Alberto Oliveti, che invece ringrazia il ministero del Lavoro «per aver preso posizione a favore dei giovani chiarendo che chi ha cominciato l'attività nel 2019 e nel 2020 può comunque ricevere l'indennizzo statale, anche se nel 2018 non aveva ancora un reddito professionale».
Le Casse dei professionisti, fa sapere l'Adepp, si stanno attivando per versare ulteriori aiuti ai loro iscritti in difficoltà ma, se le norme fiscali non cambieranno, saranno tassati. «Per ogni mille euro che potremmo destinare ai professionisti, saremmo costretti a trattenerne almeno 200 da rigirare allo Stato. Siamo al paradosso di uno Stato che chiede una percentuale sugli aiuti che dovrebbe erogare lui stesso», spiega Oliveti.
Le Casse chiedono invece parità di trattamento con gli indennizzi statali erogati durante l'emergenza coronavirus, che sono esentasse come gli assegni sociali e altre prestazioni assistenziali veicolate dall'Inps. «Oltretutto le risorse delle Casse dei professionisti sono frutto del risparmio previdenziale degli iscritti, che è già tassato. Siamo arrivati a una sorta di anatocismo fiscale, con la pretesa di tasse sulle tasse, per giunta in un momento in cui siamo tutti richiamati alla solidarietà», aggiunge il presidente dell'Adepp.
Gli enti di previdenza dei professionisti attendono inoltre il rimborso di 200 milioni di euro per gli indennizzi relativi al mese di marzo che hanno già anticipato per conto dello Stato e lo stanziamento degli ulteriori fondi necessari per pagare i 600 euro a chi è rimasto fuori in prima battuta a causa dell'esaurimento del budget. «Le Casse sono anche pronte a versare gli ulteriori indennizzi che lo Stato vorrà prevedere per il mese di aprile, ma è necessario che le somme già liquidate vengano rimborsate. Noi – conclude Oliveti – siamo disponibili, ma lo Stato ha la responsabilità di ripristinare la liquidità».